cinque minuti, il tempo che corre tra l’intrattenersi o meno a salutare, lo scarto dei secondi impiegati a rallentare in prossimità di un angolo, o ad accelerare lungo le scale in discesa.
cinque minuti è stato il tempo impiegato dalla luna, alcune sere fa, per mostrarsi e nascondersi.
ho cercato ripetutamente di racchiuderla in foto, catturare lo stupore.
ingenuamente l’ho creduta immobile, eterna.
scatto dopo scatto, invece, l’ho scoperta elevarsi, arrotondarsi, frastagliarsi, infine sparire. sanguinolenta e altera, impenetrabile, è stata presa da nuvole che non avevo visto, nere sul nero.
solo più tardi ho realizzato che non ci saremmo incontrate se fossi arrivata cinque minuti prima. se avessi detto un “ciao” di meno o svoltato l’angolo più lentamente. non l’avrei notata, cinque minuti dopo.
con l’età il mondo mi sembra dividersi in chi ha perso i genitori e chi ha la fortuna di averli ancora.
respiro questa festa del papà, la gioia di un incontro che si rinnova, il privilegio di quei cinque minuti.