eppure ho creduto che mi avessi riconosciuta.
hai risposto al mio saluto con quel sorriso pieno di tenerezza che si fa con i bambini, perchè io lo so, ai tuoi occhi sono ancora e sempre la bambina che tieni appesa al muro dell’ingresso. l’ho creduto – anzi sono certa che tu mi abbia riconosciuta. i tuoi occhi si sono riempiti di rughe e di luce per la gioia della visita inattesa.
devi avermi riconosciuta. da qualche parte, nel tuo cuore, nella tua memoria.
solo che, subito dopo, devi averlo anche dimenticato.
sono rimasta a guardarti annaspare confusa nel concetto del tempo e dello spazio. ti ho ripresa per mano e ricondotta lungo i binari della realtà. sono rimasta a guardarmi mentre ti riassumevo i miei ultimi dieci anni di vita, come se fossimo due coetanee che non si vedono da tanto.
parlare con te è parlare ad una bambina, lentamente e per concetti semplici; l’unica differenza è che si deve alzare la voce, perchè ci senti poco.