ma parliamo di quelli che muoiono in maggio,
quelli che l’acqua li inghiotte, il cuore tradisce,
quelli che il fiato sfinito si arrende.
non è lo stesso, lasciarsi col sole,
gridare il dolore mentre i glicini fanno profumo,
mentre i primi turisti, così bianchi di pelle,
attraversano il mare
e noi colpevoli
di non starci stringendo le braccia,
di non tremare snudati d’amore
perché fuori è caldo, disteso lo sguardo
non grigio
o annebbiato
o forse si, ma è pianto
e non pioggia,
stemperato
dai papaveri.
è poco educato, morire di maggio.
a casa mia,
d’usanza,
si muore all’inizio del mese.