piccoli uomini robusti e fieri come gli ulivi millenari che hanno visto passare templari diretti alle crociate. bambini che giocano a pallone in piazza tirando forte e rischiando di colpirti, ma senza per questo chiederti scusa. distese di verde secco e argento, e di blu profondo e chiaro, leggero e scuro, energico e sincero. e poi parole parole parole, precise e puntuali, parole a raffica, a tormenta, a rotolare, di donne e di uomini che tra le pieghe della carne hanno la fatica dell’essere cresciuti tra il suolo rosso e duro, tra le nuvole alte e il cielo basso a toccare.
città vecchie e città nuove che si parlano da un lato all’altro del mare come due dirimpettaie rassegnate al buon vicinato, nuvole che scendono sul mare a nascondere il sole che bacia l’orizzonte, luci basse sulle circonvoluzioni barocche delle terre assediate. un impeto-sole che riscalda ed accoglie più dell’abruzzo onesto e verace, una distanza-luna che sferza freddo più della pietra dura del gran sasso. sentimenti. frasi spezzate, con spuntoni acuti di saggezza del sangue. commozione. gioia di essere parte della terra aspra e selvaggia, da allisciare in lunghezza per un posto da meritare. obbedire ai giochi sfrontati della natura, dove non tutto è permesso, che si fa rispettare.