C’è che, amore mio, l’amore è rinuncia.
Io ci ho pensato a lungo, davvero, e sono giunta a questa conclusione: dovrai convincertene anche tu, prima o poi, e fartene una ragione. Non è vero che l’amore è un trampolino di lancio verso l’assoluto; non è vero che l’amore è totalizzante, un incendio di sensi e ragione, e che dice sempre sì.
L’amore, per natura, è privazione. Io rinuncio a me per far posto a te tra le mie fibre e tra le corde del mio cuore. Ti faccio posto, capisci?, mi privo del mio spazio per farti stare comodo. Smusso angoli di me contro cui puoi farti male, concilio atteggiamenti a te antipatici, attenuo i miei colori troppo forti. E la stessa cosa chiedo a te.
È troppo facile dire “L’amore non dovrebbe chiedere di fare rinunce”. Io ho già rinunciato a me nel momento in cui ho aperto le braccia per accoglierti, non te ne sei accorto? Mi sono già privata di una parte di me, per assomigliare un po’ di più a te.
Ma non temere, mio amore. L’amore non è una rinuncia che fa soffrire, oh no. Anzi, non ci si accorge nemmeno di stare rinunciando a qualcosa o a qualcuno: tutto appare sotto forma di sì, non di no. Io sento di stare scegliendo te, non di stare rinunciando a un’altra persona; sento di aver scelto il qui, non di essermi negata l’altrove. L’ho fatto perché è solo accanto a te che io ritrovo me. Questa me che tu vedi e che hai accolto a tua volta, accettando di cedermi un po’ di te.
Perché non è vero che una persona va amata così com’è. Abusiamo spesso in maniera banale di parole come fossero monete da cinque centesimi. Una persona può cambiare, se lo vuole: io con te sono migliore e per questo ti amo, e sono in tensione verso di te fino a quando non smetto di amarti. Io rinuncio a quella che ero prima di sceglierti, perché così mi sento completa. E non esistono persone giuste o persone sbagliate. È questione di posti: si è al posto giusto o al posto sbagliato, e anche il posto che all’inizio era giusto se non evolve insieme a noi può diventare un posto sbagliato, perché alla fine troppo angusto, buio, inadeguato.
Non è un fallimento. È fisica.
È vero, mio amato, che l’amore è un fatto egoista. Io ti amo nella misura in cui mi rende felice amarti. Costruire il nostro amore mi rende felice. In questa gabbia di carta che mi sono eretta da sola io ricamo al tombolo le parole d’amore che non ti ho detto ancora, perché le ho perse giocando a rimpiattino con i profumi degli altri.
Eppure l’amore è una cosa talmente instabile e pericolosa. Nel momento in cui ti permetto di fare parte di me, divento come un comodino che perde un piede: tu diventi il mio perno, vai a colmare il posto vuoto che mi aveva reso handicappata. Tu diventi il mio eroe, io divento dipendente da te, e se tu vai via, io torno handicappata, e non so più che fare.
C’è che, amore mio, l’amore si costruisce, come le case, e come le case ha bisogno di fondamenta solide. Nessuna casa resta in piedi per molti anni senza nemmeno una crepa, questo è normale: poi le lampadine si devono sostituire, le pareti ritinteggiare, le mattonelle possono cedere. E, come non basta una scossa di terremoto a buttare giù una casa solida ma al limite la scalfisce, io credo che la quotidianità non basti a cancellare l’amore, se c’è, ma che al limite lo addormenti; e che non basti a simulare un amore dove non è, ma che al limite lo educhi.
In questa accogliente casa che tu sei, io torno ogni sera e rimango molte ore del giorno; perché la conosco, e perché nonostante questo continua a sorprendermi.
C’è, amore mio, che l’amore è sapersi mettere da parte. Fare un passo indietro di fronte al benessere dell’altra persona, a breve o a lungo termine che sia. Soprattutto accettare di non appartenergli: per quel momento, o forse mai più. E non parlo solo di un amore come quello tra me e te. L’amicizia non è forse un volto dell’amore? Infatti anche un amico può tradire.
È faticoso, l’amore.
E tu dall’amore mi hai liberata. Da me stessa e dalle paure, mi hai liberata. Mi hai dato le ali per alzarmi dal nostro nido, come fa una mamma dal primo giorno di vita del suo bambino: insegnargli ad essere indipendente. Hai ingolfato il mio tempo per sbloccarlo subito dopo, con uno schiocco. Mi hai abbracciato forte fino a togliermi il fiato… ma io, da quando hai mollato la presa, non mi sento perduta, bensì il contrario: mi sento mia.
Perciò adesso posso fare a meno di te: perché non posso più fare a meno di me.
Del resto, amore mio, il mai e il per sempre sono fatti giudicabili solo a posteriori.
premio speciale della giuria 2011 – “premio lettera d’amore“, associazione abruzziAmoci, torrevecchia teatina (ch)
Incantevole
L’amore è un sentimento libero e libertino, non ha definizioni, non ha tempo, né spazio, né logica… E, colpo di scena, non è nemmeno altruista. E’ onnicompensivo: nobile, meschino, ossessivo, sciatto, originale, abitudinario, passionale, c’è spazio per tutti gli aggettivi, tranne uno: DEFINIBILE. E’ questa la mia esperienza.
vero. l’amore è un fatto egoista.